Grande successo per l’inaugurazione della mostra su “Maria Bonino. La vita è la realizzazione del sogno della giovinezza”

Lo scorso 23 marzo, nella storica sede di Palazzo Ferrero, è stata inaugurata, alla presenza delle autorità, associazioni locali e di un numeroso e commosso pubblico, la mostra “Maria Bonino. La vita è la realizzazione del sogno della giovinezza” dedicata alla figura di Maria Bonino, medico pediatra biellese che ha speso la sua vita al servizio dei più fragili nei paesi africani nel sud del Sahara, e che è mancata il 24 marzo di 20 anni fa.

A fare gli onori di casa ai circa 150 ospiti presenti alla serata sono stati i fratelli di Maria, Paolo e Cristina, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Fondazione Maria Bonino.

Inaugurazione mostra Maria Bonino a Palazzo Ferrero

Inaugurazione mostra Maria Bonino a Palazzo Ferrero

“Ringrazio tutti voi che siete intervenuti, veramente mi commovete per la quantità e per l’affetto che ci state dimostrando. La Maria, come tutti i giovani della nostra generazione, è cresciuta con gli ideali che il presidente Kennedy aveva ben spiegato nel discorso di insediamento alla Casa Bianca, quando aveva detto “alle persone che vivono nelle baracche in miseria in tutto il mondo promettiamo il nostro aiuto non perché i comunisti facciano altrettanto, ma perché questo è giusto”. Questi ideali di uguaglianza e di giustizia che purtroppo tanti in quegli anni hanno vissuto in modo violento e distruttivo Maria ha dimostrato con la sua vita che è possibile tradurli nel quotidiano in un fiorire di bene. Questo le ha permesso di realizzare il sogno della sua vita e la mostra che abbiamo ideato e che sarà itinerante in diverse città italiane, (la prossima tappa sarà ad Aosta, dove Maria ha vissuto e lavorato presso l’ospedale) ha la pretesa di dimostrare che un sogno bello è possibile realizzarlo. Il riconoscimento del Presidente della Repubblica attraverso la medaglia di rappresentanza inviataci nei giorni scorsi, ci incoraggia a guardare avanti e a proseguire con la Fondazione, l’opera che Maria aveva iniziato. Siamo anche orgogliosi di annunciare che proprio oggi è stata inaugurata al Centro per ragazzi disabili Baba Oreste di Dar Es Salaam, la prima stanza sensoriale della Tanzania, costruita con il contributo della nostra Fondazione, che ha devoluto alla realizzazione di quest’opera i soldi raccolti durante la Camminata Camandonina dell’anno scorso.”.

Cristina e Paolo Bonino della Fondazione Maria Bonino

Cristina e Paolo Bonino della Fondazione Maria Bonino

Grazie all’interpretazione di alcuni brani interpretati dall’attrice e regista Eleonora Frida Mino, accompagnata alla chitarra da Rodolfo Sogno, ci sono stati momenti di grande emozione e commozione da parte di tutti i presenti. L’opera intera realizzata da Eleonora su Maria Bonino farà parte della rassegna “Il coraggio della tradizione“ e verrà messa in scena il 19 luglio prossimo a Camandona, paese di origine della famiglia Bonino. Queste le sue parole in merito: “Per scrivere il copione mi sono immersa nella vita di Maria, ho ascoltato i familiari, gli amici, l’amica di sempre Stefania, sono andata a camminare nei boschi di Maria, nel paese da lei amato, vicino alla casa dove lei trascorreva le estati. Le mie parole sono state le parole di Maria, donate al pubblico attraverso il teatro: noi attori siamo semplicemente un tramite, perché sono il teatro e le parole i mezzi potenti ed evocativi. L’emozione del pubblico e la sentita partecipazione hanno contribuito a rendere il pomeriggio insieme un evento dedicato a Maria indimenticabile!”

Eleonora Frida Mino

Eleonora Frida Mino

L’inaugurazione, presentata dal Professor Enrico Martinelli, è proseguita con l’intervento del giornalista Giuseppe Frangi, curatore della mostra e della scultrice Cecilia Martin Birsa che espone all’interno della mostra una delle sue opere.

Giuseppe Frangi durante il suo intervento ha raccontato che cosa gli ha suscitato l’incontro con la figura di Maria: “Sono piombato dentro il mondo di Maria e la prima impressione che mi è rimasta addosso è il dolore per non averla conosciuta. Perché una donna così sarebbe stato veramente bello conoscerla. Una donna troppo forte, troppo vitale, troppo piena di amore per la vita, quell’amore positivo, senza riserve nonostante i contesti in cui si trovava a lavorare. Grazie al materiale che mi è stato fornito dalla famiglia Bonino ho conosciuto una donna molto determinata, vitale, allegra, bellissima. L’allegria di Maria traspare sempre, ironica e autoironica. Una donna che è sempre sul pezzo e che è difficile che sia spiazzata dalle cose che ha davanti, nonostante abbia davanti delle situazioni molto complicate da affrontare. Poi sempre di una grande franchezza, non scappava mai davanti alle cose. L’altro aspetto che te la fa sentire vicina è che non si ha mai la sensazione di avere a che fare con un’eroina; per lei tutto quello che stava facendo era assolutamente normale. I suoi racconti sono resoconti come quelli di un diario di uno qualsiasi di noi; non ti mette mai in soggezione e nei suoi racconti non si sente mai il peso del senso del dovere. No, perché a lei piaceva stare lì, era convinta di quello che stava facendo. Non aveva nessun dubbio rispetto alla scelta che aveva fatto e sentiva di essere nel posto giusto per la sua vita, sempre.”

Cecilia Martin Birsa ha svelato al pubblico come è nata la sua scultura con queste parole: “La dottoressa Bonino l’ho sempre sentita nominare però, pur conoscendola mi sono trovata a conoscerla davvero per la prima volta attraverso il libro della bravissima Claudia Ghiraldello che la descriveva senza orpelli, come fosse già scolpita in pietra. Ho scoperto una donna che rappresentava il mio concetto di maternità ovvero il prendersi cura degli altri. Parlando con i familiari ho capito che fare un monumento a Maria non sarebbe stata una buona idea perché lei lo avrebbe detestato e quindi non le ho fatto un ritratto. Mi sono ispirata alla figura di un’altra donna che stimo moltissimo e che, un po’ come Maria, scende in campo ogni giorno per aiutare gli ultimi più indifesi. Sto parlando di Alessandra Musicò dell’Associazione Underground, donna che stimo moltissimo e che si occupa di donne e di bambini tutti i giorni. Dovevo esprimere tutto quello che avevo nella mia mente e dall’intreccio delle tantissime voci di donne è nata “maternità africana” che vedrete esposta alla mostra. La pietra l’avevo scelta in Valle d’Aosta senza sapere cosa farne. Era nera, con una linea di quarzo bianco che la percorreva tutta come a legare più figure insieme. Ho fatto una mamma che abbraccia una bambina ma il punto focale non è la mamma, ma la bambina perché l’amore è rivolto verso l’altro e facendo così è rivolto anche verso noi stessi. Grazie alla Fondazione Bonino per quello che fa perché con umiltà porta avanti un sogno grande nel quale ci possiamo identificare tutti facendo parte di qualcosa di bello.”

Cecilia Martin Birsa e Giuseppe Frangi

Cecilia Martin Birsa e Giuseppe Frangi

La mostra è una straordinaria occasione per immergersi in un percorso che esplora la vita di Maria attraverso le testimonianze di familiari, amici e colleghi con l’obiettivo di far conoscere la sua storia nella città che l’ha vista nascere e alla quale è sempre rimasta legatissima. Ma l’obiettivo più grande è anche quello di condividere le ragioni di quel sogno disinteressato che l’ha sempre tenuta giovane e che la Fondazione a lei intitolata cerca di tener vivo.