Nella lettera Maria racconta della sua avventurosa traversata di 7 catene montuose in Tanzania per raggiungere il villaggio di Matema.
Aspettiamo gli amici del Coro CAI UGET a Biella per il concerto che la Fondazione Maria Bonino ha organizzato al Teatro Sociale Villani per ricordare Maria Bonino a 15 anni dalla sua scomparsa. Nelle prossime settimane verrà concordata la nuova data dopo l’annullamento del concerto del 28 Marzo.
Con il repertorio di Canti della tradizione popolare e alpina il Coro CAI UGET saprà portare tutti noi sui monti che Maria Bonino amava.
Matema (villaggio della Tanzania), 26 luglio 1983.
«Carissimi, spero di poter finire a Ikonda la lettera che incomincio qui, sulle bellissime rive del lago Nyassa. Sarà bello ma com’è lontano! Adesso vi racconto. Siamo andati in macchina con la nostra Land Rover fino a un villaggio, a casa del Pastore che speriamo ce la stia guardando. Poi, via con i nostri sacchi sulle spalle. Gli indigeni si racconteranno per lunghi anni, nelle lunghe sere senza televisione, di questi pazzi wazungu. Il primo pezzo è in piano, poi comincia una discesa che venire giù dal Monte Mucrone sembra di andare in salita. E poi si va avanti a salire e scendere per sette catene. Da morire, vi assicuro. Per fortuna ogni tanto incontravamo qualche persona che si commuoveva e ci accompagnava per un po’ portando il sacco sulla testa con la stessa disinvoltura con la quale si indossa un cappellino di paglia.
Insomma, cammina e cammina, si comincia a vedere il lago e a pensare, intanto, che le domeniche sedentarie davanti alla tele non sono poi così brutte.
L’ultimo pezzo è stato allucinante: le gambe erano assolutamente fuori uso, camminavamo come dei paralitici, con le gambe rigide, senza piangere soltanto perché eravamo totalmente disidratati. Quando finalmente, dopo dodici ore!, siamo arrivati alle prime case di Matema, in fondo all’ultima malefica discesa. Io mi sono sdraiata per terra, morta. Intanto era ormai buio. Sono subito arrivate le donne che stanno in quelle capanne, tutte curiose e allegre di vedere dei wazungu così malmessi! Ci hanno portato dell’acqua fresca, quasi sicuramente non bollita, ma perfino il Giana avrebbe bevuto anche l’acqua del lago. Abbiamo chiacchierato un pochino, convincendone due, per venti scellini, a portarci i sacchi fino alla guest house dove eravamo diretti a 4 km da lì.
C’è una scala con dieci scalini costati sudore e sangue! Per fortuna c’è anche un divano su cui siamo crollati! È una vecchia, bellissima casa costruita ai primi del secolo dal missionario luterano tedesco. È ormai un po’ africanizzata, per non dire sfasciata. C’era un gruppetto di cinque tedeschi, dove non ci sono?, ospiti della comunità luterana locale. Ci hanno messo a dormire al primo piano, non vi dico la fatica per arrivarci! Lunedì mattina siamo andati, o meglio ci siamo strascicati, fino al lago. Bellissimo, come è bellissimo il villaggio, in mezzo a una rigogliosissima vegetazione tropicale. Certo le montagne incombenti sono come un incubo che ci fa pensare al ritorno. Passiamo due giorni sperando che, chissà, una macchina passi di lì diretta a Ikonda. Ma niente da fare».
28 luglio da Ikonda. «Siamo arrivati! Vi assicuro che non ne ero così sicura! Siamo partiti, senz’altro più in disordine e senza speranza che non sabato, ieri mattina verso le 5.30. Lasciati gli scrupoli, abbiamo assoldato due portatori per i sacchi più pesanti, scongiurandoli di andare piano. Abbiamo fatto una strada nuova, a detta di questi indistruttibili indigeni “per niente faticosa”. Effettivamente i primi chilometri erano in piano (però dieci…), poi si è cominciato a salire. La salita lenta favorisce la riflessione, difatti abbiamo pensato che questa gente è ancora molto lontana dal progresso: pensate che, a parte che non sanno che nei sentieri si possono anche fare le curve, i sentieri non costeggiano assolutamente le montagne ma ci arrivano fino in cima per poi scendere a picco. Sono talmente abituati a sopportare e a soffrire, che non viene loro in mente che le cose si possono anche migliorare. Mah! A ogni modo anche il ritorno è finito…».
Dedicato a Maria Bonino e a Giorgio Agostinelli
Grazie Coro CAI UGET!
Arrivederci a Biella per il vostro concerto al termine del quale ci abbracceremo, allora si, fuori dal web.