A 17 anni dalla morte di Maria Bonino, la Fondazione che porta il suo nome la ricorda con la prima stagione del podcast Incontro all’Africa. Il lavoro in Africa e la cura per le vite più delicate emergono dalle sue parole lette dalla nipote Maria Bertoglio che, insieme, racconta quel che la Fondazione Maria Bonino fa nei Paesi a sud del Sahara per la salute dei bambini e delle mamme.
Il 24 marzo 2005 la pediatra Maria Bonino moriva a Luanda, in Angola, insieme a molti suoi piccoli pazienti per avere contratto il morbo di Marburg. Era partita due anni prima per raggiungere la città di Uige e lavorare nel reparto di pediatria dell’Ospedale provinciale locale.
Ma prima di arrivare a Uige, dove già nel 2004 denunciava casi sospetti di febbre emorragica senza essere ascoltata, fece tappa a Luanda da dove scrisse: «Luanda è una città grandissima, ci sono palazzi da realsocialismo come a Dresda o a Varsavia e casette portoghesi tutte colorate, che nelle strade più belle sono restaurate da poco. I loro colori pastello spiccano in mezzo alle piante. Ci sono ampie strade con rotonde e monumenti. E poi c’è l’oceano, molto bello. L’Angola è un Paese vasto quattro volte l’Italia, con una popolazione di dodici milioni di abitanti e un tasso di mortalità infantile molto alto. Quasi un bambino su tre non arriva a compiere i cinque anni mentre la mortalità ospedaliera è del sedici per cento, inaccettabilmente alta e legata sia alla gravità dei casi sia alla carenza dei servizi offerti».
La Fondazione Maria Bonino è nata nel 2006 per proseguire il lavoro di Maria Bonino in Africa allo scopo di contrastare, per quanto possibile, questa carenza di servizi. Con la prima stagione del podcast “Incontro all’Africa”, oltre alla puntata che è già possibile ascoltare sul sito web e sulle piattaforme per podcast Spreaker, Spotify, Apple podcasts e Google podcasts, il 24 marzo pubblicheremo la seconda puntata seguita, con cadenza mensile, da altre tre puntate.
L’amicizia, l’affetto e la stima per Maria Bonino e per il suo lavoro emergono dai ricordi e dalle parole di parenti e amici che oggi fanno parte del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico della Fondazione Maria Bonino come Giovanni Crestani e Marisa Bechaz, colleghi di Maria.
«Maria ha iniziato il suo lavoro di medico pediatra in Tanzania nel luglio 1981», racconta Giovanni Crestani «mentre io sono partito con la famiglia nel gennaio del 1983 per andare a lavorare al Consolata Hospital di Ikonda a 2050 metri di altitudine insieme a lei per alcuni mesi. Maria e’ stata per me un tutor paziente durante le prime visite, i primi cesarei e gli interventi eseguiti lì al Consolata Hospital. Per fare stare comodo me e gli altri colleghi operava in piedi su uno sgabello. Lei era un sicuro riferimento per tutti quando era necessario impostare, in qualsiasi momento, la terapia per i neonati prematuri o i bambini malnutriti in situazioni spesso problematiche, che io e molti altri vivevamo con ansia e timore. Non alzava mai la voce, non era mai invadente ma sempre presente».
Maria Bonino in Africa si dimostra una professionista competente ma anche una persona capace di smussare le tensioni che nascono quasi sempre negli ambienti ristretti e isolati tra persone che lavorano a stretto contatto senza giorni di riposo, e in situazioni in cui è necessario prendere rapidamente decisioni impegnative.
Al lavoro in Africa Maria Bonino alternava quello in Italia. Aveva lavorato anche ad Aosta dove ha conosciuto Marisa Bechaz. «Era arrivata all’Ospedale Parini nel 1989 e il suo arrivo è stato preceduto dalla telefonata di un’amica e collega di Moncalieri con cui Maria stava lavorando» ricorda Marisa Bechaz «mi disse che si sarebbe trasferita da noi Maria Bonino e che mi sarebbe piaciuta». Non si sbagliò. «Maria era taciturna per natura, ironica, sapeva ascoltare senza giudicare e senza nutrire pregiudizi. L’ho raggiunta spesso nei paesi più poveri dell’Africa, dove lei con tutta sé stessa e con tenacia combatteva diseguaglianze, povertà, ignoranza, sofferenze, fame, soprusi e violenze. Lavorava fino allo stremo giorno e notte senza mai un riposo vero, sempre sorridente e in punta di piedi, non si lasciava mai travolgere dai problemi che doveva affrontare».
Ascolta la seconda puntata qui sotto e vai nella sezione Podcast del sito per ascoltare tutte le puntate.